mercoledì 1 ottobre 2008

Parisse candidato a miglior giocatore del mondo 2008


Maturità e modestia le armi segrete di Parisse
Capitano della nazionale italiana a 24 anni con l'avvento di Mallett, leader e capitano dello Stade Francais di Parigi capolista nel Top14, Sergio Parisse è stato nominato nella cinquina dei finalisti per l'elezione del Player of the Year dell'International Rugby Board, massimo riconoscimento individuale di OVALIA.
Vederlo insieme con Dan Carter, Shane Williams, Jones e Blair lascia capire quanto sia cresciuto insieme con il rugby azzurro. Lui, nel ritiro dell'Italia alla Borghesiana a Roma, la prende con modestia: «I finalisti hanno tutti possibilità di vincere tranne...me! Scherzi a parte, credo che io e Blair (Scozia) paghiamo il fatto di giocare in nazionali meno vincenti. Carter (Nuova Zelanda) non ha bisogno di commenti mentre Williams e James hanno vinto il Sei Nazioni con il loro Galles. Comunque per me e per l'Italia è un grande riconoscimento, merito della maturazione della squadra». Già, la maturità. Questa è la parola chiave del momento. Per lui, come per la nazionale italiana che a novembre affronterà tre test-match contro Australia, Argentina e Pacific Islanders portando il rugby di lusso in provincia: «Il capitanato mi ha responsabilizzato? Non lo so - riflette - certo è che è arrivato al momento giusto, quando mi sentivo pronto per assumere questa responsabilità». Lei è la faccia di questa nazionale. La vostra maturazione procede di pari passo?: «Sì, anche la squadra e il gruppo stanno crescendo di partita in partita. A giugno abbiamo vinto in Argentina e nell'ultimo Sei Nazioni (una vittoria con la Scozia, n.d.r.) abbiamo fallito per un niente almeno un paio di clamorose affermazioni. Gonzalo (Canale, n.d.r.) è un mio amico fraterno, ma se avesse marcato quelle mete con il Galles e con la Francia poteva finire diversamente. Manca davvero poco al salto di qualità che ci permetterà di portare a casa i risultati che meritiamo». L'Italrugby vince pochissimo ma il seguito di appassionati ha una crescita esponenziale, perché?: «Questa squadra ha un legame con la gente e lo coltiva. Forse molti appassionati sono stanchi di altre realtà come il calcio, dove i protagonisti sono più distanti rispetto a noi che, pur essendo professionisti e giocando davanti a migliaia di persone, manteniamo un comportamento familiare». Maturità. Per lei si chiama anche Alexandra Rosenfeld (Miss Europa 2006, n.d.r.). «Certo, da quando viviamo insieme mi ha dato maggiore equilibrio e più ordine! Prima le mie case erano un disastro». Siete una coppia da copertina, fate vita mondana? «No. Per me è fondamentale uno stile di vita sano. Allenamento, alimentazione e riposo. Esiste una "preparazione invisibile" cruciale per un atleta». Pratica altri sport? «Adoro lo sci ma, anche per ragioni contrattuali, non posso praticarlo. Quando ero a L'Aquila andavo spesso a sciare, il Gran Sasso è la mia montagna preferita». Giancarlo Dondi è stato eletto presidente per la quarta volta. «Lui è la persona giusta. Ho alcune idee sullo sviluppo del rugby italiano, presto gliele comunicherò. Bisogna fare in modo che i migliori italiani restino a giocare qui, le Selezioni mi sembrano una buona idea».

Nessun commento:

"....la piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita."

John Kirwan ex allenatore nazionale italiana e giocatore degli All Blacks