martedì 7 giugno 2011

L'ovale vista da un ragazzino

Rosario Cambrea ha 12 anni e frequenta la seconda media presso l’Istituto “Zumbini” di Cosenza. Era tra i duecento ragazzi che il 3 giugno scorso hanno partecipato alla Festa delle Scuole di rugby riservata alla categoria under 14. Nelle scorse settimane Rosario ha scritto un tema in classe dal titolo “Dal punto di vista dell’alunno” che pubblico integralmente.
E' l'emblema dei "nostri ragazzi " della "Vincenzo pipitone che dalla prima alla terza classe hanno approcciato Felicemente con Ovalia grazie a Minotti & Sigfrido .
  

Durante quest’anno scolastico ho avuto la possibilità di iniziare a giocare nella squadra di rugby della mia Scuola. Devo dire che prima d’ora non avevo mai provato grande interesse per questo meraviglioso sport, ma quando nella palestra della Scuola ci fecero eseguire degli esercizi corpo a corpo per ottenere la famosa palla ovale e portarla nell’area di meta la cosa mi ha attratto all’istante, e quando il mio professore di Educazione Fisica mi ha offerto di partecipare agli allenamenti, ho pensato che mi sarei potuto appassionare e le mie aspettative non sono state deluse: mi sono trovato in una squadra composta da compagni simpatici ed estroversi, e i nostri allenatori sono stati bravissimi in questi mesi.
Lo sport più diffuso in Italia è senza dubbio il calcio, ma penso che anche il rugby e tutti gli altri sport di squadra o individuali debbono poter entrare nella nostra vita quotidiana,anche perché a parlare sempre di calcio si diventa monotoni….il fatto che in questo sport ci sia sempre contatto fisico non deve far pensare alla gente che sia “troppo pericoloso”, anzi: tutto diventa molto più divertente. Il rugby si fonda sulla sportività e sul rispetto, ed anche se in campo sembra una vera battaglia, posso assicurare grazie alla mia esperienza che siamo tutti molto amici, e tra la mia squadra e le altre corre buon sangue.
I vari concentramenti organizzati dalla Scuola sono stati momenti di pura adrenalina: il Rugby è uno sport in cui il gioco di squadra è completamente, assolutamente tutto. Se esso manca in una squadra, questa non è capace di vincere una partita e ciò fa sì che ognuno abbia l’occasione di dare il meglio di sé, in poche parole nessuno è escluso. Durante gli allenamenti le centinaia di migliaia di esercizi sul placcaggio ci hanno fatto buttare il sangue (qualche volta letteralmente), ma sono stati parte integrante della nostra esperienza, e le altre decine di migliaia di esercizi sul passaggio sono riusciti a renderci una squadra legata e salda. Sicuramente ci sono state le botte, ma tutte le emozioni provate in quel campo riescono benissimo a compensarle, i lividi non sono altrRRo che piccole macchie che non danno fastidio. Inseguire e prendere la palla per segnare è il nostro unico scopo, quando la si tiene tra le mani esistono solo tre cose: l’area di meta, la palla e il giocatore che la porta. Ma non bisogna essere egoisti e tenere la palla tutta per sé: si rischia di negare agli altri tutte le emozioni migliori,cosa che nel rugby non è ammessa: è un gioco di continuità, di coordinazione.
Io mi sono appassionato a questo sport grazie alla mia Scuola, ho provato tantissime emozioni in campo, e suggerisco a tutti quanti volessero partecipare di provarci: non vi dimenticherete un’esperienza così bella.
http://ilgrillotalpa.wordpress.com/

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"....la piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita."

John Kirwan ex allenatore nazionale italiana e giocatore degli All Blacks