venerdì 30 settembre 2011

Simpatia, spontaneità..marketing "è" SPORT..che lezione da BRYANT

 Se pensiamo ai nostri calciatori, agli allenatori e agli sportivi in genere di casa nostra che preoccupati , timorosi, corrucciati , incazzati biascicano sempre le le stesse 4 parole apprese alle serali..... Il confronto è MASSACRANTE!!

 

Voglia Bryant: "Giocare qui è il mio sogno"

"La Virtus ha molte chances"

L’asso dei Lakers: «Uno, due o tre mesi, basta che sia Italia» Vuoi Kobe a Bologna? Lancia il tuo appello al campione
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Kobe Bryant al Parco Sempione (Ansa)
Kobe Bryant al Parco Sempione (Ansa)
   
Bologna, 30 settembre 2011 -  «UN MESE, due mesi o tre, cambia poco: giocare in Italia mi piacerebbe tantissimo». Il Kobe Bryant del giovedì italiano è la fotocopia di quello del mercoledì: l’idea di vestire la maglia della Virtus nel nostro campionato continua ad affascinarlo. Lo dice in diretta radio in mattinata a Milano, lo ripete nel pomeriggio a Roma, dove registra un ‘corto’ per lo sponsor con Belinelli e alcuni calciatori di A. E lo conferma anche agli amici e a chi incontra nel breve soggiorno in quella che considera la sua seconda patria. Al patron bianconero Sabatini, invece, continua a dirlo l’agente di Bryant, Rob Pelinka, nel corso di una trattativa ormai no-stop: nella notte altro contatto, per cercare di mettere la parola fine. In un senso o nell’altro.
A UN’ALTRA notte, la prossima, è legato il destino di questa operazione da sogno: a New York si incontrano di nuovo proprietari di club e giocatori Nba per trovare una strada per l’accordo e sospendere il lockout. Dall’America non filtrano segnali positivi e a Bryant sarebbero già arrivati: a meno di svolte improvvise, sono pochissime, per non dire nulle, le possibilità che la stagione parta entro dicembre. Si spiega così la disponibilità di Kobe a giocare fuori dagli Stati Uniti: è pronto a farlo anche per un anno intero, ma siccome la Virtus, come gli altri club europei, non ha la forza di garantirgli un contratto simile, potrebbe anche frazionare fra più paesi la sua lunga ‘vacanza’.
IN ATTESA di notizie dall’America, dove farà ritorno in queste ore, Bryant si concede un altro bagno di popolarità in Italia. Comincia al mattino a Radio Deejay, ospite di Linus, col quale parla di tutto: ride e scherza sul suo italiano («Fra gli sms che arrivano ci sarà anche quello della mia professoressa ai tempi di Reggio Emilia: dirà che non ho imparato niente...»), non si nasconde sui rapporti con i colleghi («Il mio miglior amico è Carmelo Anthony, Shaq invece non mi piaceva perché si allenava soltanto mezz’ora al giorno contro le mie sette»), spiega il suo modo di interpretare il basket («Fra un’entrata e un tiro preferisco sempre il tiro da lontano: almeno eviti che l’arbitro non ti fischi fallo...»), e racconta l’adolescenza italiana («Ricordo bene i tempi di Reggio Emilia perché rispetto a Pistoia, Reggio Calabria e Rieti ero già grande: da voi ho imparato a tirare e passare, quando sono andato in America ero più avanti dei miei coetanei»). Un’esibizione di simpatia e spontaneità che tocca subito l’argomento più caro ai tifosi italiani, in particolare di Bologna: «Fin da piccolo giocare in Italia è il mio sogno: non importa per quanto, ma mi piacerebbe che accadesse».
LO DICE senza pensarci su troppo, lo ribadisce poche ore a Roma, sbarcando al camp dove ad attenderlo ci sono i sedici migliori talenti italiani della classe ’97, l’azzurro e collega Nba Bargnani e l’ex sindaco Walter Veltroni, appassionatissimo di canestri. «Sogno o realtà giocare a Bologna? Cinquanta e cinquanta. Venire in Italia sarebbe come realizzare un sogno, sarebbe un giorno speciale. Qui ho mosso i primi passi e ho imparato i fondamentali, senza quelli non sarei diventato Kobe Bryant. I segreti? Lavoro e passione, perché ogni volta che scendo in campo anche dopo vent’anni è la stessa grande emozione». Per questo vorrebbe regalarsi quella che ancora gli manca.
di Angelo Costa
FONTE:http://www.ilrestodelcarlino.it/

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"....la piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita."

John Kirwan ex allenatore nazionale italiana e giocatore degli All Blacks