sabato 12 novembre 2011

Voi del Rugby , come vi comportereste con un bimbo OBESO?!

Il Presidente Tobia interviene sul bambino discriminato nel calcio

In merito all’increscioso episodio del bambino “scartato” dalla scuola calcio, accaduto a Livorno ed i successivi interventi di coloro che hanno potuto apprezzare il mondo del rugby, come ambiente dove è massimo il rispetto per i bambini e dove nessun atleta viene discriminato, ecco le parole del presidente del Livorno Rugby Sergio Tobia.
“Lo sport – dice il massimo dirigente della società biancoverde – è sempre stato un elemento importante nell’insegnamento e nell’educazione. Quando nella seconda metà del diciannovesimo secolo pedagogisti, soprattutto inglesi, hanno dato delle regole a questa pratica tradizionale di giocare la palla con piedi e mani, hanno visto bene di creare ambiti prettamente pedagogici come il rugby e il cricket ed altri più selettivi come il calcio o il basket (questo sviluppato più negli USA). Certo il calcio ha poi preso una piega diversa in quanto facile da giocare in ogni ambiente, dai cortili sassosi magari usando barattoli come palla alle stesse aule scolastiche con palle di carta, inventate magari solo nell’intervallo. Questa grande facilità di praticarlo lo ha portato ad essere lo sport più diffuso al mondo anche al di fuori degli ambiti educativi, che lo vedevano all’inizio come sport di élite. Adesso riconosco che spesso è difficile conciliare gli aspetti educativi e pedagogici in uno sport non pensato inizialmente per i bambini”.

E allora che fare?
” Il problema può essere risolto con opportune regole, che il calcio si è in effetti dato. Certo che resta il problema dell’educatore. In Italia, e questo vale per tutti gli sport, si è abilitati al primo gradino del ruolo di allenatore, quello cioè di animatore regionale, con un corso di poche ore chiamato “Primo Momento CAS – Centro Avviamento allo Sport” del CONI. Senza neanche un esame finale ma soltanto un attestato di partecipazione queste persone, indubbiamente animati di buona volontà, vengono abilitate ad educare bambini fino alla prima adolescenza. In altri paesi europei la stessa prima abilitazione necessita di corsi intensi teorici e pratici che durano un anno, con tanto di esame finale e che vertono soprattutto sugli aspetti psico pedagogici. Il problema riguarda quindi tutti gli sport e la soluzione è in mano al CONI, che deve rendere più rigide le regole per chi vuole allenare bambini e ragazzi. Gli allenatori improvvisati, ancorché dotati di tattica e strategia, possono divertirsi con gli adulti ma lascino il delicato settore educativo a diplomati in pedagogia”.
Quali sono i problemi di questa particolare età?
“Nell’età a cavallo tra la fanciullezza e l’adolescenza, il bambino prende coscienza delle proprie capacità e incomincia ad agire di conseguenza. Da solo scoprirà dove eccelle e dove ha dei limiti comportandosi di conseguenza al fine di affermarsi nel nuovo e più complesso contesto in cui vive: dalla famiglia, dove è sempre e comunque accettato e gratificato, al gruppo sociale, dove farsi accettare significa emergere e quindi sfruttare le proprie qualità. Ci riuscirà (non sempre purtroppo) da adulto ed il percorso travagliato per arrivarci, pieno di sfide, di tentativi, di esaltazioni vane e di frustrazioni eccessive si chiama adolescenza. L’educatore ha il compito di accompagnare questo percorso individuale mostrando la strada, aiutando ad interpretare, stimolando ed incoraggiando ma mai, e sottolineo mai, forzando alcunché, nè a fare nè a non fare, nè a giocare nè a non giocare, perché il cammino di maturazione è e deve assere assolutamente interiore ed individuale. Lo sport, soprattutto quello di squadra, è uno strumento educativo potente perché mostra tutti gli aspetti impegnativi della vita sociale, del confronto individuo/gruppo in un contesto di divertimento e salute fisica”.
Voi del rugby come vi comportate nei confronti dei ragazzini sovrappeso?
“Nel rugby non ci sono questi problemi perché i pedagogisti che lo inventarono lo pensarono apposta per dare un ruolo ad ogni “fisico”. I rugbysti davanti come la fanteria pesante e i leggeri e veloci dietro a far da cavalleria veloce. Ma a margine di quanto accaduto è interessante riflettere su un altro aspetto tutt’altro che banale: l’obesità infantile, frutto di uno stile di alimentazione e di comportamento assolutamente nuovi e particolari di questa società ricca ed opulenta. Merendine e play stations stanno provocando danni enormi sotto gli occhi inermi di genitori che non riescono a vederne il pericolo. La tv non insegna la corretta alimentazione pena forse la perdita di spot pubblicitari, pericolosi più di parecchi virus ai quali viene data persino troppa visibilità fino al panico sociale. Forse non tutti sanno che le prestazioni atletiche riscontrate negli ultimi giochi della gioventù sono incredibilmente inferiori a quelle di dieci anni fa. E’ evidente che ciò che preoccupa non è certo la perdita di medaglie olimpiche ma la salute dei nostri ragazzi”.
Concludendo, quale è il criterio che utilizzate nella scelta degli allenatori/educatori del Livorno Rugby?
“Tutti devono essere educatori prima che allenatori. Alcuni di loro, soprattutto per i piccoli dai 6 ai 10 anni, sono stati addirittura reclutati tra gli educatori diplomati delle liste del provveditorato agli studi, senza che avessero alcuna conoscenza specifica del rugby. Questo lavoro, che va avanti ormai da 15 anni, ci ha portato ad essere riconosciuti Centro di Formazione per la Federazione Italiana Rugby. Certamente abbiamo dovuto amichevolmente “accomiatare” soggetti moralmente encomiabili ma assolutamente inadatti allo scopo, ma credo che nel tempo abbiano anch’essi compreso il senso della nostra severità per tale criterio. Per coloro che sono curiosi di conoscere i risultati di tale prassi ricordo che le nostre giovanili sono di tutto rispetto a livello nazionale anche sotto il punto di vista della qualità tecnica e questo può far riflettere ulteriormente sulla valenza della buona pratica psico pedagogica con i bambini e i ragazzi nella maturazione dei futuri giocatori adulti, unico scopo e finalità del nostro club”. (air)

FONTE:http://nprugby.wordpress.com/2011/11/10/il-presidente-tobia-interviene-sul-bambino-discriminato-nel-calcio/#more-2366

Nessun commento:

"....la piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita."

John Kirwan ex allenatore nazionale italiana e giocatore degli All Blacks