lunedì 27 ottobre 2008

Eutanasia....


Non era più la promessa del rugby inglese, quel ragazzino che, nella nazionale under 16, si era fatto notare e poi era finito nel Nuneaton club....Poi improvviso l'incidente in allenamento..Una mischia, l'impatto, il crac...La paralisi..E'il 2007.

Quel ragazzo ha scelto la morte.

Daniel JAMES ragazzo paralizzato di 23 anni, considerato come la persona più giovane che abbia mai fatto ricorso al suicidio assistito, sta suscitando grande emozione in Gran Bretagna. Il rugbista paralizzato in un incidente sportivo, che si è tolto la vita ricorrendo all'assistenza dell'organizzazione svizzera Dignitas.
"Dan trovava la sua vita insopportabile e aveva cercato di uccidersi già tre volte. Oltre a lasciarsi morire di fame, la Svizzera era la sua unica possibilità", ha detto oggi alla stampa britannica la madre del giovane, una promessa del rugby, morto il 12 settembre, un anno e mezzo dopo essere rimasto paralizzato in un incidente di gioco.
Dan era paralizzato dalle spalle in giù - spiega il sito online di Swissinfo - e incapace di muovere alcuna parte del corpo all'infuori della testa e delle dita della mano. Si era rotto la colonna vertebrale nel 2007 in una mischia. Aveva subito diversi interventi chirurgici nel tentativo di restituirgli l'uso degli arti. "Non poteva camminare e non aveva l'uso delle mani, ma solo un dolore incessante alle dita. Era incontinente, soffriva di spasmi incontrollabili e necessitava di cure 24 ore al giorno", racconta la madre.
Per Dan, spiegano i genitori in una nota pubblicata oggi dalla stampa, "non potevamo provare un amore più grande". Era "determinato, intelligente e sano di mente" e ha preferito la morte a una "esistenza di seconda classe".
In Svizzera il suicidio assistito è tollerato mentre in Gran Bretagna è illegale.

11 commenti:

kosovaro ha detto...

rispetto per una scelta personale ed insindacabile.
da parte mia, non so come mi comporterei in un caso simile, ma ogni essere umano in grado di intendere e volere deve essere libero di decidere del suo destino.

marco.

eraclix ha detto...

Concordo perfettamente con te KOSOVARO,la vita è un dono quando abbiamo la possibilità di viverlo viceversa non serve ad alcuno.

Anonimo ha detto...

Rispetto la scelta di Daniel perché si tratta della sua decisione e non di una imposizione da parte di chi pretende di conoscere la volontà del malato quando il malato non si è mai espresso in proposito.
Per fortuna, nella sua disgrazia, lui era in grado di poter comunicare.

ElenaGT

kosovaro ha detto...

pe gt:...ma se il malato non può comunicare, magari da 17 anni, mi dici che c.... di vita è?
...e poi, la cosa più certa della nostra esistenza è proprio che dobbiamo morire, sembra che tutti vogliano dimenticarlo ma è così.
allora, vogliamo conservare un minimo di dignità o no?
infine, se non ci fosse l'avidità umana, certe esistenze non sarebbero protratte fino all'accanimento, perciò, anche chi non può esprimersi non dovrebbe essere per forza mantenuto in vita grazie a macchinari che garantiscono le fondamentali funzioni vitali.
gli inuit("popolo degli uomini" e non eschimesi "mangiatori di carne cruda" come la nostra civilissima società li conosce), popolo meraviglioso prima che si "civilizzasse", quando non erano più in grado di fare il più piccolo lavoro, si abbandonavano tra i ghiacci dove trovavano la morte e lasciavano il corpo in balìa delle fiere.
se ne andavano così, senza salutare, perchè gli addi sono tristi, solo gli avventi sono da festeggiare!
quando ad un famoso capo dissero che ciò era una barbarie permettere alle carni di essere smembrate dalle bestie, egli rispose che anzi!...era il ciclo della natura!
un giorno il suo corpo sarebbe stato divorato da un orso garantendogli la sopravvivenza e un altro giorno suo figlio avrebbe potuto cacciare quell'orso per nutrirsene e sopravvivere a sua volta.
la nostra civiltà permette che con i nostri corpi sopravvivano i vermi...

marco

Anonimo ha detto...

KOSOVARO, comprendo molto bene il tuo punto di vista!

Ti rispondo spiegandoti i motivi della mia opinione, sono basati su due fatti visuti molto da vicino.

Nel 1982 una mia prozia è morta di cancro alla bocca.
Mia nonna (sua sorella) più giovane di lei di 5 anni e da tempo malata di cuore, vedendola soffrire perché all'epoca era improponibile l'uso della morfina, un giorno si lasciò sfuggire di bocca questa frase 'Sarebbe meglio che si morisse tutt'e due!'.
La zia la guardò e, non potendo parlare, si espresse a gesti indicandola e facendole capire che mia nonna se voleva poteva anche andarsene, ma indicando se stessa fece segno di no.
Era malata terminale, da tempo non riusciva ad alimentarsi a dovere ed è morta dopo pochi giorni.

Anno 2001. Mio zio, fratello di mia mamma, si ammala di cancro ai polmoni. Lo scopre molto tardi quando ormai è già in metastasi.
Nasconde a tutti la verità sullo stadio della sua malattia e va in accanimento terapeutico di sua spontanea volontà. A nulla valgono i tentativi dei medici di dissuaderlo da un inutile intervento, lui firma e viene operato. Precedono e susseguono l'intervento innumervoli cicli di chemio e radio terapia, la sua agonia si protrae per 2 anni. In tutto questo tempo, mai un lamento, mai un gemito, solo sorrisi per chiunque.
Eppure sapeva bene di non avere speranze, cercava solo di guadagnare giorni sulla morte.
Nell'estate del 2003 un'accelerazione incredibile della malattia quando già era d'accordo con i medici per procedere con la radio al cervello che ormai era stato invaso dopo il collo e la parte alta dei polmoni. Rinuncia alla radio perché non riesce quasi più a respirare. I medici gli dicono che è finita, che nemmeno la tracheotomia può ormai fare più nulla perché gli consentirebbe di vivere solo un paio di settimane in più. Solo davanti a questo si arrende e si lascia morire.

Due casi senza speranza, due persone che volevano vivere fino all'ultimo, anche ad ogni costo.

Cosa sarebbe successo se mio zio non avesse potuto esprimersi??
Sicuramente avrebbe sofferto meno, questo è fuori discussione! Ma non sarebbe stata la sua volontà e lui l'avrebbe vissuto come un omicidio e non un atto di pietà come comunemente si può pensare.

Io non approvo né condanno.
La giusta ricetta non ce l'ha nessuno perché ogni persona la pensa in un modo diverso riguardo a questo argomento e ognuno dovrebbe poter decidere per se stesso.
Dico solo che per fortuna Daniel era in grado di esprimersi e comunicare..

ElenaGT

kosovaro ha detto...

hai proprio ragione, nessuno è depositario di certezze!
ti dirò, sono stato testimone di casi come quelli che mi hai descritto ed anche oggi sono in contatto con un (ormai ex) collega, un tempo ottimo atleta, alle prese con la sclerosi multipla.
ammiro il coraggio di questi nell'ostinarsi ad essere completamente autonomo e ritengo sia la cosa migliore che possa fare, anche se non saprei dire se io stesso troverei questo coraggio.
nel mio commento precedente, comunque, mi riferivo a chi non è assolutamente in grado di intendere, persone tenute in vita vegetale, senza nessuna attività cerebrale e nessuna funzione vitale autonoma, per anni ed anni.
è esagerato.
io mi definisco un ottimista disilluso tendente al fatalismo.
non sto scherzando, non potrei su questo argomento.
ottimista perchè credo che in ognuno di noi ci sia del buono e perchè, in fondo, la nostra esistenza dovrà pur avere un significato ed anche una continuità, pur se ci sfugge.
disilluso dall'umana perfidia (ma forse dovrei dire stupidità).
fatalista perchè cosciente che non si è padroni del proprio destino e come la vita viene, così la prendo.
premesso questo, non perdo mai coscienza che un giorno, fatidicamente, morirò, per questo ritengo sia inutile anticiparne la data.
nel caso dovessi penare per indicibili sofferenze, che dire?
stoico lo sono sempre stato, ma questo è un altro paio di maniche...
l'argomento non si esaurisce certo qui ed il blog non è proprio la sede adatta per andare fino in fondo, però su due cose sono sicuro: rispetto della volontà e rispetto della dignità per ogni essere (non soltanto umano).
ciao e a presto elena, mi piace come la pensi, come scegli e anche come affronti le discussioni.
meno male che non mi conosci...

marco.

Anonimo ha detto...

KOSOVARO, le tue parole 'meno male che non mi conosci' mi incuriosiscono..

Come hai detto tu prima, nessuno è depositario di certezze.

Più volte ho riflettuto su questo argomento e ho anche pensato che la soluzione sarebbe potuta essere una dichiarazione scritta delle proprie intenzioni una volta raggiunta la maggiore età, in modo da non correre rischi di applicare forzature. Un po' come fu anni fa per la cartolina per l'espianto degli organi, ricordi?
Poi però non ne sono stata più molto sicura.
Le persone cambiano spesso idea, siamo gli esseri viventi più incostanti che esistano, e quindi chi può esser certo del fatto che nel momento in cui si trovasse in una situazione simile continui a pensarla nello stesso modo?? Vedere la morte in faccia non credo sia piacevole per nessuno, nemmeno per chi non la teme..

Su questo argomento credo che si possa continuare a parlarne all'infinito perché finché si è in grado di farlo vuol dire che non si sa realmente di cosa si sta parlando.
Della morte potrebbero parlarne davvero solo i morti, le nostre sono solo supposizioni..

ElenaGT

kosovaro ha detto...

ciao elena,
più sento come la pensi sull'argomento, meno ho bisogno di dire la mia.
se mi conoscessi di persona, ti faresti sicuramente un'idea diversa di me.
oltre che "kosovaro", come mi chiamano nell'ambiente rugbistico, sono conosciuto anche come "l'animale", il "pazzo" e altri epiteti del genere...
ciao e alla prossima.

marco.

Anonimo ha detto...

KOSOVARO, anzi Marco, posso chiamarti Marco??

La scrittura rivela molto della personalità e in quello che hai detto io non ho trovato niente che non fosse giusto.
Se poi in campo ti comporti come un animale o come un pazzo questa è un'altra storia e riguarda il rugby..

Curiosità. Kosovaro perché??..

ElenaGT

kosovaro ha detto...

ciao elena (come vedi io sono un pò meno diplomatico e l'ho fatto direttamente) certo che puoi, è il mio nome!
oltretutto mi firmo marco, non il kosovaro...
avevo già spiegato su questo blog il motivo di questo nomignolo, però a te lo ribadisco volentieri: è stato quando ho confessato all'allenatore del palermo rugby che nelle mie vene scorre 1/4 di sangue albanese (anche se di quelli instauratisi in italia da più di 500 anni), allora, dal momento che in campo sono mooolto grintoso, ha tirato fuori questa perla...
e poi, anche perchè sono brutto!
scusa elena, una domanda te la voglio fare io: non è che sei un pò troppo curiosa?
è già la seconda volta che stuzzico il tuo interesse!
...scherzo ovviamente!
a presto.

marco.

Anonimo ha detto...

Marco, sono una donna!
Potrei non essere curiosa??..

ElenaGT

"....la piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita."

John Kirwan ex allenatore nazionale italiana e giocatore degli All Blacks