domenica 21 dicembre 2008

RIVOLUZIONE OVALE2:E ora?!...


Alla fine è arrivato quello che molti speravano e che pochi si aspettavano. L'Italia chiede di partecipare alla Celtic League, il campionato transnazionale che vede partecipare formazioni gallesi, scozzesi e irlandesi. Una scelta dovuta, come ha ribadito il presidente Dondi, affinché l'Italia tenesse il passo con il professionismo imperante. Il primo mattone è stato posto, ma ecco cosa può aspettarci nel futuro.
Iniziamo dal quando. E', purtroppo, assai improbabile che si riesca a organizzare tutto entro la prossima stagione. La lega celtica deve dare l'ok, deve capire i pro e i contro di questa scelta e valutare se allargare il campionato a quattro formazioni o a due. Quindi, realisticamente, l'ingresso italiano in Celtic League dovrebbe (ripeto dovrebbe) avvenire nella stagione 2010-2011, giusto prima dei mondiali neozelandesi. Sempre che arrivi il sì dai celti.Ora passiamo al come. Le alternative descritte dalla Federazione sono due. Quattro club o due selezioni. Iniziamo dalla seconda ipotesi.Il Super 10 rimane pressoché invariato, con dieci squadre a contendersi il titolo italiano. Queste squadre, e anche quelle di Serie A, però, forniranno i giocatori italiani alle due selezioni che partecipano alla lega celtica. Come specificato dal comunicato Fir, la stessa Federazione contribuirà finanziariamente agli stipendi dei giocatori d'interesse nazionale che fanno parte delle selezioni. E' l'opzione che, a oggi, sembra più probabile. Per questioni logistiche, di calendario, di struttura del torneo due formazioni sarebbero quelle giuste per la Celtic League. Da un punto di vista di numero di giocatori italiani di qualità, poi, quattro squadre sarebbero troppe, rischiando di avere delle cenerentole che perdono contro le celtiche e si giocano tra loro gli ultimi posti in classifica. Quindi, secondo me, le selezioni sono la scelta più ovvia e probabile. Scelta che aiuterebbe a far crescere i vivai azzurri, perché obbligherebbe i team del Super 10 a investire sugli italiani, in modo da ricevere i finanziamenti della Federazione per i giocatori offerti alla Celtic League.L'alternativa sono i quattro club. Verrebbero iscritti in Celtic League le prime quattro classificate del Super 10, con un gioco di retrocessione e promozione tra la vincitrice del Super 10 e l'ultima classificata azzurra della lega celtica. Anche qui la Fir interverrebbe economicamente. Ma, ancora una volta, solo per i giocatori d'interesse nazionale. Inoltre, come sottolineato dal comunicato stampa, gli stranieri non potrebbero essere più di cinque. Questo significa, sia per i quattro club della Celtic League sia per quelli che partecipano al Super 10, un abbassamento notevole del numero di giocatori non eleggibili e un aumento dell'utilizzo dei vivai. Quindi, da un lato la crescita tecnica dei giocatori partecipanti alla lega celtica, dall'altro un aumento dei giovani italiani impiegati ad alto livello in Super 10.
Insomma, il dado è tratto e le soluzioni sono sotto gli occhi di tutti. I pregi maggiori delle selezioni sarebbero a) nessuna retrocessione, quindi la possibilità dei due "club" di programmare a lungo termine il lavoro agonistico b) l'utilizzo continuativo dei giocatori "azzurrabili" all'interno di due squadre, migliorando l'amalgama tra chi vestirà, poi, la maglia della nazionale. I pregi dei club, invece, sarebbero a) l'importanza del Super 10, che non decaderebbe (più in basso di così???) e che, anzi, porterebbe il campione d'Italia a giocare in un campionato di livello superiore b) l'obbligo dei club a investire e a puntare su giocatori eleggibili per la maglia azzurra, evitando ridicole formazioni "italiane" che schierano 12 stranieri su 15.
Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Ora, senza che vi siano chiare regole, è difficile esprimersi a favore dell'una o dell'altra possibilità. Istintivamente voto per le selezioni (anche perché, ma questo non diciamolo troppo forte, secondo me è ciò che Dondi e la lega celtica vogliono), ma aspetto gli eventi per dare un giudizio definitivo. Per ora festeggiamo il vero evento della giornata di ieri: una volta tanto, in Italia, non si è perso un treno importante!
P.S. Lasciatemi utilizzare le parole di Giancarlo Dondi per togliermi un sassolino dalle scarpe: "Desidero ringraziare tutti i club di Super 10 per gli sforzi ed i sacrifici profusi sino ad oggi, ma purtroppo con l’apertura al professionismo abbiamo dovuto effettuare delle scelte in proiezione del nostro futuro". Come dire: Addio dilettanti allo sbaraglio.
( rugby1823 blog )


7 commenti:

eraclix ha detto...

dalla blogosfera..
Da rimanere senza parole: decisionismo, determinazione e testa bassa, roba da pack!
Complimenti alla Fir, evidentemente le ultime prestazioni della nazionale hanno esasperato Dondi e i consiglieri federali tutti, inclusi quelli di emanazione societaria: face the truth, non c'erano alternative al seguire le implorazioni/intemerate di Nick Mallett.
Non sarà una passeggiata di salute, lo si sappia, da qui presumibilmente al 2010; dettagli operativi a parte (c'è tempo), tanto per cominciare attendiamo le risposte dalla Magners-Celtic League (ma pare che il direttore David Jordan e perfino i gallesi siano favorevoli in linea di principio).
Accettassero quattro squadre italiane, sarebbe tutto più semplice: i club formerebbero delle "federazioni spintanee" con una logica intelligente, fondata sul territorio, dal basso, stile gallese o irlandese (ad es. Neath + Swansea che diventano Ospreys).
Ad esempio potremmo avere le padane Parma, Viadana, Calvisano federate assieme, come le venete Padova Rovigo Venezia, il Benetton potrebbe far squadra a sè e infine quelle del centro sud (Roma, l'Aquila etc.).
La ragione ci fa purtroppo essere scettici: ci parrebbe strano che i Celtici accettino ben quattro squadre italiane al pari delle irlandesi e gallesi e tenendone solo due scozzesi; con 14/16 squadre poi, sarebbe fin peggio del Top14 francese.
Verosimilmente finirà che parteciperanno due selezioni italiane che faranno anche la Heineken Cup, mentre i 4 club migliori (opportunamente dapauperati dei migliori italiani e rimpinzati di stranieri?) andrano in Challenge - Vedarem, ma quel "purtroppo" riferito da Dondi ai club che han fatto "sforzi e sacrifici sino ad oggi" è significativo.

Vedremo le reazioni dei club che sino a ieri con qualche eccezione (segnatamente le romane, con Rovigo astenuto) avevano fatto barriera dura, non credo contro il concetto Selezioni in sè ma correttamente contro l'esproprio da parte di un dirigismo centralista staccato dalle logiche dei territori.
Il punto infatti non è tanto quante, bensì come e dove le faranno queste selezioni.
La base territoriale è fondamentale in tutti gi sport ma soprattutto nel rugby, come insegnano proprio i celtici precursori delle Selezioni Regionali. Da noi probabilmente c'è Roma da "premiare" indipendentemente dai meriti del suo movimento (sono stati i più rapidi ad "allinearsi" alla Fir, e vorrei anche vedere; e poi c'è lo stadio federale), cosicchè il Nord, dove sta il grosso della base, si ritroverebbe accumulato tutto assieme? E come verranno distribuiti i giocatori in questa logica evidentemente squilibrata?
E quelli del "Nord" (o NordEst?) dove li faranno giocare? A Milano che l'è semper un gran Milan, ma dove, al Giuriati? Sul delicato "green" dell'Olimpico di Torino o nella politically correct Reggio Emilia dove ti invitano a non fischiare i calci avversari per iscritto? O all'Euganeo di Padova: dimensioni giuste (20.000), centro del bacino rugbistico per eccellenza, a 25km da Venezia per la gioia del terzo tempo degli ospiti celtici? O peggio di tutte, avrà una sede da pellegrini itineranti?
E i giocatori di interesse nazionale prelevati dalla Fir e messi a disposizione delle selezioni, chi saranno? Sottrarranno i migliori ai club italiani? Saranno quelli all'estero che giocano poco? Non credo infatti che sia economico riscattare Parisse o Castrogiovanni dallo Stade e dai Tigers ...
Un sacco di punti concreti e importanti rimangono da chiarire.

La preoccupazione forte è pensare ai club rimossi e schiacciati da logiche dirigistiche stile Gosplan e piani quinquennali, con squadre lontane da tifosi e vivai e piazzate con logiche di sponsorship o degli stadi "giusti": in un Paese dove rugby e scuole stanno su due pianeti diversi e quindi i giovani giocano solo dove ci sono club e crescono com'è ovvio nei club più esperti ed organizzati, affossare i club significherebbe assestare un colpo micidiale a tutto il movimento, a partire dalle giovani leve.

La nostra posizione, si sarà capito, è scettica a livello diremmo ideologico nei confronti delle decisioni centraliste top-down , con tanto di mavalà a quelli che si stracciano le vesti sul degrado del rugby italiano tutta colpa dei club che si permettono di incassare venti punti dagli Ospreys (!!!).
Si vede che non hanno mai visitato un college anglosassone o visto una partitella in un qualsiasi paesino del SudOuest francese: provare a sviluppare un movimento agendo solo dall'alto e prescindendo dal territorio sarebbe come giocare a rugby senza pack.

Al contempo siamo consci che dopo il salto quantico dell'adesione al Cinque (poi Sei) Nazioni del 2000, il movimento rugbistico italiano sta progredendo a passo troppo lento rispetto agli altri; inoltre l'introduzione delle nuove regole oggettivamente non ci aiuta per le caratteristiche del nostro gioco.
Serve realismo e non ideologie, come per superare la crisi economica globale: non è purtroppo praticabile attendere che "la libera iniziativa imprenditoriale" sistemi da sola le cose, un kick off garantito come in tutto il resto del mondo (Inghilterra e Francia a parte) dalle "Union" nazionali, serve anche da noi.

Il compromesso raggiunto ci pare ragionevole nella misura in cui verrà innestato nel modo giusto sui club senza contrapporsi ad essi o espropriarli, quindi se ci saranno le corrette ricadute economiche e tecniche.
Ben vengano quindi le Selezioni o (meglio sarebbe) le federazioni di club. E' importante smovere le acque, a questo stadio non si può fare i grilli parlanti critici e immobilisti: certo che la differenza tra il successo e l'avventurismo la farà l'implementazione pratica della risoluzione strategica della Fir, del cui coraggio diamo atto a Dondi e a tutta la dirigenza.
Se ne parlerà per fine 2009 (difficile) o per il 2010/11 (too little too late in funzione mondiali 2011?); nel frattempo prepariamoci a un anno intriso di infiammate ( e forse sterili) discussioni.(right rugby)

kosovaro ha detto...

sarei io il prolifico?
bravo felice!
questa è informazione, spirito critico e collaborativo, quello che serve a noi.
ti sembrerà strano, stavolta ho veramente poco da eccepire alle tue considerazioni.
per quanto "animale" possa essere, non ho mai detto di essere contro il professionismo, così come non disprezzo l'evoluzione tecnologica se accompagnata ad una maturità civile.
questa volta la federazione ha agito con responsabilità, speriamo che adesso le società ricordino che con il rugby si sceglie anche un certo stile di vita (una certa "politica", insomma) e si adeguino.
io sono per la collaborazione.

marco.

Anonimo ha detto...

prolisso caro il mio kosso sarai te.. il commento è tratto dalla blogosfera...
ciao by eraclix

kosovaro ha detto...

prolisso, non prolifico...hai ragione!
però sai, con tutti i figli che ho sarà stato un lapsus.
in ogni caso sono io!
...ma un tuo commento dell'articolo?

marco.

Anonimo ha detto...

beh a me la scelta della federazione mi piace tantissimo..però si apre un casino adesso con i club mostruoso..La famiglia benetton investirà anche così e gli altri?!..Sto cercando di capire ..Anche se apprezzo la svolta. Munari stesso cxhe è un uomo avanti ha espresso numerose perplessità....
by eraclix

Anonimo ha detto...

Benetton Treviso (Vittorio Munari) «Avevamo invocato gli stati generali del rugby italiano, invece una decisione di tale importanza è stata assunta dal solo consiglio federale.Ci sono troppe situazioni che non quadrano, e non illudiamoci che la Celtic accetti quattro nostre rappresentanti... La famiglia Benetton investe nel rugby da decenni, ora non so se la sentirà di continuare. In rose di 22 giocatori, 17 dovranno essere di formazione italiana. Fatichiamo ad arrivare ai 13 per la Heineken Cup, come saliremo a quella cifra? Tanto più se gli azzurrabili saranno nella selezione federale. Anche qui: ci sono dei contratti, con quale diritto la Fir li girerà a sé? E perché Treviso dovrebbe mettere la propria esperienza a disposizione di altri? Non sta in piedi».

MPS Viadana (Franco Tonni) «La Fir non ha i soldi per 2 selezioni; meglio 4 entità private, o al massimo una pubblica. Ora si guardi chi ha i requisiti. Serviranno 6 milioni di euro, a noi ne mancano solo uno e mezzo».

MPS Viadana (Cesare Barzoni) «Si è trovato un accordo abbastanza in fretta. Io ero contrario all'ipotesi Heineken e in effetti c'è stato un cambio di rotta: si è detto sì alla Celtic. Ora la palla passa alla Lega celtica stessa che deve risponderci sul numero. Se i posti saranno 2 allora saranno per forza franchigie o selezioni. Se saranno 4 allora saranno club o super-club. I tempi? Credo che prima della stagione 2010-11 sarà molto difficile».

Petrarca Padova (Fulvio Lorigiola) «Gli aspetti pratici non sono chiari. Non si sa ancora chi potrà partecipare, e che fine fa il campionato italiano».

FemiCZ Rovigo (Paolo Baratella) «Decisione presa in fretta, senza un confronto coi club. E che ci crea problemi: con che faccia chiederemo agli sponsor i soldi per pagare i giocatori, che magari hanno firmato fino al 2011? Chiediamo di essere ascoltati».

Come dicevo..UN CASINO!!!
by eraclix..ma è indubbio che da questo caos inizia la nuova era...

kosovaro ha detto...

come sempre, di fronte al dubbio, l'italico popolo si divide e combatte...
munari, uomo di rugby (?) ha detto che non vede il motivo per cui treviso dovrebbe mettere a disposizione degli "altri" la propria esperienza.
mi verrebbe da rispondere che nel rugby gli "altri" esistono solo per 80 min. (ma così dovrebbe essere per tutti gli sport, per definizione!), dopo ci siamo solo "noi".
purtroppo, i risvolti negativi del professionismo stanno emergendo nell'incapacità di formare un movimento che si muova nella stessa direzione.
l'avvento della nazionale italiana al 6 nazioni ha segnato la svolta verso traguardi sempre più ambiziosi, ma consentitemi, non mi vede d'accordo.
ben venga il professionismo se si ha la capacità di ricorrere ad esso per quel che di buono può portare, come pubblicità, pubblico, appassionati, tranquillità economica per gli atleti, possibilità di confrontarsi con altre realtà, organizzazione (sopratutto) e quant'altro, ma a nulla serve, anzi, è persino dannoso quando si comincia a pensare al ritorno personale piuttosto che alla crescita dei valori insiti nello sport.
in italia tutto ciò è lampante.
ho smesso di praticare il calcio non appena conosciuto il rugby perchè quello spirito era già in me ed ero stanco di vedere femminucce viziate e furbizie palesate (è un modo di dire, alla "mario nuccio", dove vado a diffondere il ver..ehm rugby, certe ragazze sono incredibilmente bellicose!).
...però sto constatando che nel nostro paese, non appena arriva qualche soldo, ecco gli avvoltoi che già si possono scorgere all'orizzonte.
sono stanco anche di tutta la gente che ha fior di ricette e soluzioni per tutto e tutti e non si vede mai in prima linea.
ovalia ha bisogno di chiunque creda nei valori civili, sociali e sportivi che voglia mettersi in gioco e cercare, insieme a noi, di migliorare un pò questo pazzo mondo.
e io?
in prima linea ci sono sempre stato, persino lontano dai campi da rugby.
non è una mia scelta, capirete, con tre figli è un mio preciso dovere, però...quanti genitori lo sanno?
meditate gente, meditate!

marco.

"....la piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita."

John Kirwan ex allenatore nazionale italiana e giocatore degli All Blacks