sabato 24 gennaio 2009

Non tutti i professori di educazione fisica si imboscano...



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Ancora una volta ci troviamo a discutere sul pieno riconoscimento della disciplina dell’educazione fisica come materia avente pieno diritto di concorrere alla formazione globale dell’individuo. A questi ministri, a queste commissioni che intendono guidare il paese, quando è conveniente, verso la parità con gli altri paesi dell’Europa e quando non lo è a ripescare l’articolo 309 del Testo unico del decreto legislativo 16 aprile 1994 (finora mai applicato).
Come si può accettare che la votazione sul comportamento concorra alla determinazione della media e quindi all’acquisizione dei crediti scolastici e l’educazione fisica no? Vorrei far notare che però vengono riconosciuti i crediti formativi di natura sportiva e inoltre nulla è cambiato nello svolgimento degli esami di maturità dove la materia è tuttora presente.
Faccio qui di seguito un breve riassunto degli orientamenti dei programmi ministeriali riguardanti la disciplina EDUCAZIONE FISICA:
“Il corpo e il movimento” (corporeità e motricità) è, non a caso il primo campo di esperienza citato negli orientamenti
- contribuisce allo sviluppo e alla maturazione complessiva del bambino
- promuove la presa di coscienza del valore del corpo inteso come:
a) espressione della personalità
b) condizione funzionale
c) condizione relazionale
d) condizione cognitiva
e) condizione comunicativa
f) condizione pratica
La gradualità e i diversi aspetti che caratterizzano lo sviluppo della corporeità trovano riconoscimento nella modulazione dell’intervento previsto nei programmi in relazione all’età dei soggetti da educare. Nella Scuola dell’infanzia la corporeità viene riconosciuta e identificata nella globalità con cui il bambino vive il tutto.
Qualsiasi intervento di tipo educativo deve passare attraverso il corpo perché solo attraverso i sensi, cioè sentendo, toccando, percependo il bambino opera mentalmente e costruisce la propria personalità. Nella scuola elementare l’educazione motoria pone grande attenzione alla fase percettiva dell’apprendimento motorio sia perché l’informazione passando viene riconosciuta nella sua completezza, sia perché il bambino diventa sempre più cosciente di essere corpo e quindi della propria corporeità.
Ma privilegiando la fase percettiva anche tutti gli altri apprendimenti diventano migliori, proprio perché attraverso il corpo si stimolano le diverse discriminazioni e memorie senso-percettive e pertanto le informazioni sono complete in quanto arricchite delle caratteristiche specifiche dei diversi sensi.
Nella scuola media di 1° grado lo sviluppo della corporeità del ragazzo viene stimolato attraverso il lavoro di presa di coscienza a livello razionale e di comprensione critica del proprio essere corpo.
Nella scuola media di 2° grado il raggiungimento da parte dell’adolescente della piena consapevolezza della propria corporeità è posto addirittura come finalità primaria, perché esso rappresenta la miglior garanzia di una equilibrata e completa costruzione personale sul piano psicofisico e la corretta conclusione di un percorso educativo-istruttivo iniziato dal bambino al suo ingresso nella scuola. Si può dunque correttamente concludere che nei programmi ministeriali la corporeità è considerata il filo conduttore di tutto il percorso educativo e quindi individuata come il riferimento basilare di ogni nostro intervento.
Corpo e corporeità nei programmi della scuola secondaria di 2° grado (Bodrato 1982). L’Educazione Fisica, nella Scuola secondaria di 2° Grado, concorre, insieme alle altre discipline, alla formazione degli alunni/e, anche attraverso l’acquisizione della consapevolezza dei propri mezzi. Indica obiettivi, uguali per alunni e alunne, riferiti all’intero corso di studi, lasciando al docente la libertà di adattarli alle caratteristiche degli alunni/e e dell’ambiente.
Sollecita un collegamento interdisciplinare, riconoscendo la disciplina come luogo di verifica di nozioni apprese e stimolo per la comprensione di concetti riferiti a discipline diverse. Favorisce la partecipazione attiva alla vita di gruppo, l’esercizio della libertà personale in rapporto a quella altrui e la ricerca di una propria autonomia, pur nell’esigenza di costituire forme collaborative non istituzionalizzate.
Sottolinea il ruolo dell’Educazione Fisica nel contesto della ricerca di identità personale da parte del preadolescente, valorizzando, in modo particolare, le esperienze che inducono alla ricerca di nuovi equilibri, soprattutto di tipo morfo- funzionale.
Programmi del Progetto Brocca. La Scuola Secondaria di 2° Grado, nell’ambito del Progetto Brocca, promuove una maggior qualificazione della funzione educativa purché, ad ogni disciplina del piano di studi, venga data ” un’impostazione intenzionalmente culturale, cioè critica, riflessiva e consapevole “.
In questo contesto si colloca anche l’Educazione Fisica, sostanziata da questa impostazione generale e riconosciuta con pari dignità delle altre materie. I Programmi Brocca del Biennio e del Triennio definiscono il ruolo e il contributo che l’Educazione Fisica offre allo sviluppo integrale della personalità e all’acquisizione del valore della Corporeità, attraverso l’Educazione “del Corpo e al Corpo” avvalendosi di significative esperienze di attività motorie, sportive, d’espressione e di relazione.Noi sognatori, insegnanti di educazione fisica che aspettiamo da anni il Messia nelle vesti di un ministro che porti finalmente le ore settimanali di educazione fisica e delle attività motorie e sportive da 2 almeno a 3 o al sogno di 4, noi sognatori che immaginiamo un giorno di lavorare nelle stesse condizioni degli altri colleghi europei, stiamo scivolando invece verso il non valore della valutazione, verso una riduzione oraria, e perché non dirlo anche verso la perdita di molti posti di lavoro!!
Prof.ssa Antonella Antonini
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23 gennaio 2009
fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=43496&sez=HOME_MAIL

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"....la piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita."

John Kirwan ex allenatore nazionale italiana e giocatore degli All Blacks