giovedì 25 agosto 2011

COSA è lo SPORT

- Il pensiero di Franco Smith Stampa E-mail
 
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Foto: Benettonrugby.it
Il mito del campione attraversa i sogni di molti genitori. Vero? Quando parlo di questo con altri padri e madri cerco di fissarne lo sguardo. Gli occhi di solito non mentono. Tutti siamo d’accordo, all’apparenza e nelle dichiarazioni: i bambini devono giocare per divertirsi, i bambini devono giocare per apprendere il rispetto, la convivenza…
Ma non tutti sono davvero convinti di questo. Gli occhi sfuggono e, diciamolo senza appiccicose ipocrisie, non pochi dicono menzogne, altri il quesito non se lo pongono nemmeno, altri ancora riaffermano questo convincimento perché sono…  “politically correct”.
Proiezioni, sogni, frustrazioni, invadenze generano aspettative sul rendimento del proprio figlio nello sport. La via più ampia e diretta per generare ansie ed abbandoni. Il mito del campione non genera…. campioni, genera frustrazioni. Inoltre, siccome i presunti campioni vanno coltivati, difesi, favoriti a lungo nel tempo, alla fine questo mito viola proprio i diritti del bambino stesso (in primis il diritto a… non essere un campione) e dei suoi compagni dimenticati.
Denunciare queste aberrazioni non è facile, stanarle infatti non è semplice e pochi hanno voglia di fare battaglie educative al campo, meglio chiudere un occhio, anche l’altro, e pure le orecchie se serve.
Cos’è allora lo sport? Questa domanda, apparentemente “filosofica”, è invece una sfida a definire il ruolo dello sport stesso nella crescita dei ragazzi e, di conseguenza, a tarare meglio il ruolo di padre, madre, educatore/allenatore.

Cosa ne pensano gli sportivi che campioni lo sono diventati davvero?
Un primo contributo alla discussione viene da Petrus François “Franco” Smith quarantenne allenatore sudafricano che dalla stagione 2009-10 è head coach della Benetton Treviso, dopo avere indossato come mediano d'apertura più volte la maglia degli Springbok e vinto due volte a Treviso il titolo italiano. - La prima domanda, volutamente... impegnativa: cos'è lo sport e a cosa serve?
"Sport è innanzitutto un divertimento per chi lo pratica e chi lo guarda. Lo sport è anche un modo di vivere, una disciplina per preparare il corpo e la mente, ed anche uno strumento per far stare insieme le persone e creare un senso di appartenenza".

_ Perchè un bambino dovrebbe fare sport?

"Perchè lo sport permette al bambino di scoprire un mondo, di affacciarsi sulla vita che è dura e presenta molte prove, di sperimentare esperienze in comune con altri bambini".

- Cosa dovrebbe proporre concretamente un club sportivo alle famiglie di bambini e ragazzi: il semplice insegnamento di una disciplina sportiva? Momenti ricreativi? Supporto educativo?
"Un club deve proporre un senso di appartenenza, secondo il quale tutti i componenti credono in un obiettivo e lavorano per raggiungerlo. Deve proporre anche uno stile di vita sportivo, che comprende l'attività fisica, l'alimentazione, il tempo del lavoro e quello del divertimento".

- Un valore su tutti che lo sport può trasmettere ai ragazzi nella loro crescita?
"L'equilibrio. Il ragazzo attraverso lo sport deve comprendere l'importanza di una vita equilibrata, nella quale gestire con serenità lo spazio da dedicare al lavoro, ai piaceri e alle responsabilità, perchè il tempo non sia solo passato ma vissuto pienamente".

- Un allenatore/educatore sportivo dei bambini che caratteristiche deve avere?

"Deve avere in primo luogo l'entusiasmo e trasmetterlo ai bambini. Deve essere una persona che non si domanda ‘cosa ci posso guadagnare?’ ma che si domanda sempre ‘cosa posso dare?’. E deve avere pazienza, molta pazienza, indispensabile nell'insegnamento".

- Cosa vedi oggi di particolarmente diseducativo nello sport?
"Purtroppo ci sono troppe pressioni sulle prestazioni, sui risultati, e gli sportivi perdono quindi il piacere di giocare. Una conseguenza molto grave della ricerca delle prestazioni e dei risultati è il doping. Al centro di tutto dovrebbe esserci sempre, invece, il divertimento dell'atleta".

- Uno sportivo che porteresti come simbolo forte e perchè?
"E' difficile perchè da bambino non avevo un idolo. I miei simboli erano il mondo del rugby ed il mondo del cricket, sapevo che un giorno avrei voluto farne parte. Quindi porterei come simbolo l'intera cultura del rugby o del cricket, con i loro valori. Un atleta che mi sembra esemplare è Michael Jordan. Ha giocato a basket, a baseball, a golf: ha inteso lo sport proprio come divertimento. Ho sempre ammirato la calma con cui Michael Jordan sapeva andare al tiro decisivo: se non sentiva la pressione di sbagliare è perchè al centro dei suoi pensieri c'era il gioco, il divertimento, e non il risultato. Ho anche molto rispetto degli sportivi come Kakà che, come me, riconoscono i valori della cristianità e ringraziano Dio per il talento e la fortuna che ci ha donato".  

(Ha collaborato: E. Lucchese)
FONTE: http://www.minirugby.it/minirugby/content/view/3731/78/

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"....la piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita."

John Kirwan ex allenatore nazionale italiana e giocatore degli All Blacks