martedì 20 gennaio 2009

Per metter fine a questi giorni di violenza fisica e verbale vi propongo una delle poesie più belle di un grande poeta siciliano, che ci faccia riflettere e rinsavire





UOMO DEL MIO TEMPO.
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore

3 commenti:

Calescopio ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Calescopio ha detto...

sono d'accordo con Quasimodo, l'uomo fin quando non perseguirà la PACE rimarra sempre alla stregua di un animale. Tuttavia mi permetto di dissentire sulla necessità di dimenticare.

nn sò a quanti celebrolesi come me capita di ascoltare le storie sui lager nazisti degli ormai anziani superstiti. la passione messa da questi ultimi, il veder raccontare quelle vicende dagli stessi attori, rende il racconto più vivo di quello che si può percepire da un asettico libro di storia. dopo un racconto del genere, ti accorgi del dolore che ha dovuto patire quella gente, e ti accorgi della importanza che ha la PACE.

dimenticare l'insegnameto di una qualsiasi esperienza vale come non averla mai fatta!!!!!!!!!!!!

Romoletto ha detto...

Purtroppo io non ho avuto la fortuna di ascoltare quello che è successo dalla viva voce di un superstite ma anch'io sono un celebroleso che si documenta che legge tantissimo su quel periodo storico e lotta, discute, litiga a volte perchè non ritornino mai più quei maledettissimi giorni

"....la piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita."

John Kirwan ex allenatore nazionale italiana e giocatore degli All Blacks