sabato 4 febbraio 2012

Dove sono i bambini. Sport o gioco libero? 3^ e ultima parte

Il gioco regolato - che ha sue norme interne specifiche - insegna a governare il proprio comportamento.
Insomma, il gioco come “leva educativa” è davvero potente: per parteciparvi pienamente e con soddisfazione il bambino deve maturare sotto il profilo psicologico, cognitivo, affettivo, relazionale.
Ritrovare il gioco libero.
Il gioco regolato però non toglie che la spontaneità del gioco libero vada preservata.
Perché questo sia possibile cosa serve? Spazio, tempo, comprensione degli adulti.
Spazio, in casa e fuori, e spazio a misura di bambino. Senza spazi il gioco libero è inibito.
Tempo. Le attività formative scolastiche ed extrascolastiche, sono essenziali, interessanti ma fagocitatrici di tempo. A queste aggiungiamo la “vita da monitor” a cui i bambini sono abbandonati (tv, consolle, pc, smartphone…) e che ingessa, stoppa il bambino, le sue energie psicomotorie, la sua creatività. E gli ruba il tempo.
La comprensione dei genitori. Gioco libero e gioco eterodiretto non sono la stessa cosa. Il gioco eterodiretto è “imposto/guidato o regolato” dagli adulti, questo avviene in attività di gioco come quella sportiva, ma anche nelle attività di gioco con giocattoli pensati e fatti da adulti e che annullano ogni spazio per la creatività del bambino (il bambino saprebbe giocare con “poco o nulla”).
Per non parlare poi delle attività che corrispondono ad interessi degli adulti (il figlio che studia chitarra e gioca a tennis per… desiderio del padre, per fare un esempio).
Il nostro impegno quale dovrebbe essere quindi?
Cercare spazi e prima ancora crearli: gli adulti si dimenticano velocemente di essere stati bambini e progettano luoghi che non prevedono spazi adeguati per il gioco libero dei piccoli: un campo, un cortile, una stanza. E’ ancora blando l’impegno sociale e politico degli adulti per la realizzazione di spazi e di infrastrutture rispondenti alle richieste ludiche dei bambini.
Riservare il tempo per il gioco autentico, libero, anche in compagnia.
Non “imporre” attività e - in particolare - la pratica sportiva che corrisponde ad un nostro malcelato desiderio, più che a quello del bambino.

Perché questa riflessione proprio qui?
Ci capita ogni tanto di parlare di sport e di educazione. Chissà a quanti interessa davvero. Però se ne parliamo, pur senza pretese, l’argomento facilmente si apre a considerazioni nemmeno troppo “laterali”.
Il tema dell’educazione dei bambini non può prescindere dal tema del gioco. Il gioco libero, quasi estintosi, pare non essere più nelle attenzioni dei genitori. Iscriviamo i nostri figli ad ogni genere di corso, piscina, danza, lingue, musica… senza riflettere abbastanza sulla dimensione liberamente ludica che serve alla attività quotidiana del bambino.
Spaventati forse dal malinteso senso di “vuoto” che attribuiamo ai momenti “liberi” dei nostri figli, siamo noi adulti vittime della cultura della efficienza, che fraintende fino al punto di considerare il gioco libero come una pura inconcludenza?

FONTE:http://www.minirugby.it/mini-rugby-grande-sport/3991-dove-sono-i-bambini-sport-o-gioco-libero

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"....la piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita."

John Kirwan ex allenatore nazionale italiana e giocatore degli All Blacks